Questa rapida introduzione ci porta ad una semplice ma potente conclusione: essere ricco o essere povero non è strettamente legato al lavoro che facciamo e lavorare di più e più intensamente non è garanzia di ricchezza. Ci rendiamo conto dunque che la ricchezza, o la propensione a diventare ricco, è una mentalità, può essere attitudine, ed è sicuramente una conoscenza. Il ricco considera il denaro solo indirettamente “un fine”, è principalmente “uno strumento”. La differenza sostanziale è che il povero o il ceto medio lavora per denaro, il ricco costringe il denaro a lavorare per lui.
L’istruzione finanziaria è quel percorso che ci permette di cambiare mentalità ed approccio verso il denaro attraverso uno strumento molto utilizzato nelle aziende: Il cash flow (flusso di cassa). La prima cosa che bisogna distinguere sono gli attivi dai passivi; gli attivi generano reddito, i passivi generano spese. Questi si troveranno nel riquadro in basso chiamato stato patrimoniale, mentre nel riquadro in alto ci saranno appunto i redditi e le spese. Il povero e il ceto medio generano reddito attraverso il lavoro e tale reddito viene investito esclusivamente in passivi credendo che siano attivi: mutuo per la prima casa, auto, carte di credito, vestiti, elettrodomestici, ristoranti. Il ricco utilizza il denaro per investire in attivi: affari che non richiedono la nostra presenza perché sono gestiti da altre persone, azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, immobili o proprietà fondiarie che producono rendite, cambiali attive (pagherò), diritti d’autore su opere d’ingegno come musica, brevetti, sceneggiature; ovvero qualsiasi cosa che abbia valore, produca reddito, si rivaluti e abbia già un mercato. Questi attivi genereranno altro reddito, creando un circolo virtuoso; il ricco compra immobili di lusso per se stesso per ultimi, quando avrà già abbondantemente indipendenza finanziaria.
Questo breve articolo, seppur semplicistico e generico, vuole spingere il lettore a mettere in discussione il proprio approccio al denaro e soprattutto alle proprie abitudini di spesa, invitandolo a intraprendere un percorso di educazione finanziaria.
L’articolo è stato inspirato dal libro “padre ricco padre povero” di Robert Kiyosaki.