Il filosofo e politico Massimo Cacciari, durante un confronto in un programma televisivo, in una nota di acuta polemica gridava: “tutte le volte che gli italiani non si comportano da idioti sono bravi?” in altre parole, ma davvero dobbiamo costantemente pensare di essere inadeguati in ogni situazione tanto da sorprenderci in caso contrario? ma davvero dobbiamo considerarci così scemi da pensare di dare il peggio di noi in quelle circostanze in cui siamo messi alla prova? Siamo un popolo con un enorme orgoglio ma con una bassissima autostima, eppure basterebbe poco, basterebbe conoscersi meglio come nazione per riscoprire le nostre eccezionali capacità di saper essere ogni volta migliori, soprattutto dopo i nostri più duri fallimenti. La nostra capacità di risorgere e rigenerarci è forse unica nel contesto internazionale a cui facciamo riferimento, e lo facciamo mettendo in campo le migliori qualità proprio dove siamo più deboli.
Il 13 novembre del 2017, in un San Siro incredulo l’Italia pareggia 0 a 0 con la Svezia non qualificandosi al mondiale di Russia 2018; è sicuramente uno dei momenti più bui della storia del calcio italiano. Un anno dopo, il nuovo CT Roberto Mancini iniziava il nuovo progetto che oggi ci ha portati alle finali nazionali europee in una partita che giocheremo alla pari contro la nazionale inglese. Ma come è stato possibile? Siamo increduli, eppure la risposta è lì: organizzazione, competenza, coesione, orgoglio, cuore, preparazione, impegno, dedizione e lavoro, lavoro e ancora lavoro. Tutto questo sotto la guida di un leader preparato, competente e visionario.
Domenica 4 luglio 2021 l’Italbasket ottiene la storica qualificazione alle olimpiadi dopo 17 anni, un’impresa titanica contro i serbi di Miloš Teodosić; Davide batte Golia con il roster, sulla carta, più debole dell’ultimo decennio e forse anche di più. Questo eccezionale risultato, così come il precedente, lascia i più increduli, e anche in questo caso come il precedente la risposta è proprio davanti ai nostri occhi, ci siamo spogliati dell’arroganza e delle etichette che ci auto-affiggiamo e abbiamo iniziato un percorso nuovo, di rivoluzione anche culturale, in un ambiente che doveva essere rinnovato. Dedizione, competenza, organizzazione, con l’obiettivo di modernizzare e ristrutturare un roster con giovani che hanno fame di risultati, il tutto supervisionato da un coach umile ma molto preparato e con una chiara filosofia del gioco.
I risultati sportivi non sono minimamente paragonabili a quello che l’Italia sta ottenendo in ottica di economia interna e politica internazionale. L’impresa storica si chiama “Piano nazionale di ripresa e resilienza” la traduzione italiana del Next Generation EU, che avrà come obiettivo quello di modernizzare l’Italia con un investimento di 300 miliardi di euro in cinque anni. Questo pacchetto di investimenti e riforme sarà in grado di generare una crescita costante e concreta, aumentare l’occupazione, migliorare la qualità del lavoro e dei servizi ai cittadini, generare coesione territoriale e favorire la transizione ecologica e digitale.
Il PNRR è costituito da 6 missioni, che a loro volta raggruppano 16 componenti in cui si concentrano 48 linee di intervento. La missione con il più ampio stanziamento di risorse è quella legata alla Rivoluzione verde e alla transizione ecologica, alla quale sarà destinato più del 31% dell’ammontare complessivo del Piano, per 69,8 miliardi di euro, (a cui si aggiungono i fondi della programmazione di bilancio per un totale di oltre 79 miliardi). All’interno di questa missione, un’ingente insieme di risorse riguarda la componente dedicata all’Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici; abbiamo poi la transizione energetica e la mobilità locale sostenibile, la tutela e la valorizzazione del territorio e della risorsa idrica, l Impresa verde e l’ economia circolare. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (che salgono a 59 miliardi considerando anche i fondi della programmazione di bilancio) rappresentano la seconda voce di spesa, per oltre il 20% delle risorse complessive, e puntano a realizzare gli obiettivi della modernizzazione del Paese, attraverso la rivoluzione digitale nella P.A e nel sistema produttivo, le riforme di sistema (Giustizia e P.A) e gli investimenti in turismo e cultura.
Un’altra missione è quella delle Infrastrutture per una mobilità sostenibile; questa missione ha al suo interno interventi a favore dell’alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0 e quella dell’Intermodalità e della logistica integrata.
Abbiamo poi le missioni Istruzione e ricerca, inclusione e coesione ed infine una missione speciale per la salute.
Se per un attimo riuscissimo a guardare l’incredibile risultato ottenuto come nazione in termini di potenziale prospettiva di crescita, progresso tecnologico, e credibilità internazionale, spogliandoci del nostro “credo” partitico e politico, ci sentiremmo davvero orgogliosi e fieri di essere italiani. È vero, mancano ancora tante cose: la riforma della giustizia, la riforma fiscale, la riforma della pubblica amministrazione, scuola, burocrazia, ma i risultati già ottenuti devono renderci consapevoli della nostra capacità di fare sistema, delle nostre competenze, che forse sono molto spesso nascoste e non valorizzate.
Per rispondere alla domanda del professor Cacciari: “se gli italiani non si comportano da idioti sono bravi?” no, sono eccellenti!